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Sara Mesa racconta le crepe delle famiglie apparentemente perfette

La famiglia, il nuovo romanzo della scrittrice spagnola, è appena uscito in Italia edito La nuova frontiera.

Sara Mesa racconta le crepe delle famiglie apparentemente perfette

Published : 2 months ago by in Lifestyle

Qualcuno dice che nella famiglia, in quella famiglia, non ci sono segreti, lo dice in una stanza. La stanza della casa dove vive la famiglia. Lo dice a una bambina che ha comprato un diario con un lucchetto. Qualcuno tempo dopo da un piccolo spiraglio, dalla fessura di un armadio, spierà qualcuno piangere. Chi piange è la stessa persona che ha detto che nella famiglia non ci sono segreti. La famiglia è composta da Madre e Padre, così chiamati nella narrazione, da tre figli, due maschi e una femmina, più una quarta – nipote adottata – ed è lei la proprietaria del diario, è lei che descrive con un ritmo incalzante, recitato alla seconda persona, l’ambiente domestico, il luogo chiuso in cui la famiglia vive, in cui la famiglia è il mondo, il mondo creato da Padre e Madre, un mondo in cui l’esterno o non c’è, o è sbagliato. Un mondo in cui il respiro è corto, lo sguardo è sottratto, il desiderio e perfino l’immaginazione non esistono. Questi i presupposti, un minimo accenno alla trama, la connotazione con cui si dipanano le vicende di La famiglia, il nuovo bellissimo romanzo di Sara Mesa (La nuova frontiera, 2024, traduzione di Elisa Tramontin).

Il romanzo è composto da capitoli che facendo avanti e indietro nel tempo raccontano la vita di questo nucleo familiare, in cui Padre dopo aver soggiogato Madre, impone giorno dopo giorno, anno dopo anno, un rigidissimo sistema di vita ai quattro bambini, poi ragazzini, poi adulti. Non è un uomo violento, non ha bisogno di alzare le mani su nessuno, lui sa parlare, lui è educato, lui dispone del potere, lui gestisce il controllo. Lui è la legge, disobbedire è maleducazione, è colpa, è delusione. In casa non c’è la televisione, si risparmia sugli elettrodomestici, si impongono due ore al giorno in cui stare tutti insieme in soggiorno. Lavora solo Padre, che apparentemente fa l’avvocato, non si sa bene di quale studio, per conto di chi, quali cause segua, se vinca, se perda. Madre segue le regole e quando riesce – quasi mai – preserva i figli da un rimprovero, occultando un’azione, un giocattolo, tacendo su qualcosa. I figli crescono prima sfuggendo di nascosto al regolamento familiare, chi più chi meno, il più tormentato è il maggiore che si chiama come il padre e che ha risentito di più di questa consanguineità regolamentata. Le femmine coltivano la ribellione e appena potranno si allontaneranno. Il minore è il più scaltro, usa la sua intelligenza per sovvertire le regole, o in qualche modo piegarle a suo piacimento, ed essendo meno succube sarà quello che in fondo resterà più vicino a Madre e Padre anche quando saranno vecchi.

Sara Mesa scrive in un modo che toglie il respiro, tutta l’aria che manca in quella casa arriva a chi legge. Tutto è sincopato, ritmato, come su una cadenza a tratti melodiosa, a tratti militare, perché è questo che fa Padre: determina ogni azione che gli altri componenti del nucleo andranno a svolgere. Cosa fare, come mangiare, quando e come uscire, mai da soli, mai in certi posti. Quali sono le persone – adulti o meno – da frequentare, in pratica quasi nessuno, perché nessuno è come dovrebbe essere e nessuno è la famiglia. Crepe, fratture, oppressione, conseguenze che ricadranno negli anni a venire. Paure di cui nessuno si libererà. Diffidenza, sottomissione. Un sentimento di claustrofobia perenne, e la paura di dire la verità così com’è. La famiglia che non ha segreti dispiegherà nel mondo piccole bugie, perché ogni azione che non è stata prevista dal Progetto – così Padre definisce la famiglia – è sbagliata, e allora la si copre mentendo, omettendo, soffrendo.

A Sara Mesa interessano da sempre il potere e il controllo, erano al centro della scena anche di Un amore (sempre La nuova frontiera con la traduzione di Tramontin), un romanzo inquieto e bellissimo, in cui il potere e il controllo venivano esercitati attraverso il corpo e poi mediante lo sguardo di una piccola comunità sulla vita della protagonista. Gli stessi temi li affronta in questo nuovo libro, cambia il punto di vista e cambia lo scenario in cui muovere i personaggi. Il nucleo piccolo, in ogni caso, che si tratti di coppia, paese sperduto, di una famiglia, occorre a Mesa per raccontare il disagio, la miseria umana, le cose che nascondiamo, la velocità con cui giudichiamo chiunque, con cui ci assolviamo. I sei protagonisti di questa storia sono tutti deboli, sono tutti disagiati. La differenza sta tra chi ha deciso di essere in un modo e tra chi quella maniera l’ha subita. Comune è il trauma che non abbandona nessuno né la vittima, né il carnefice. In queste pagine si agita un vuoto che gli attori sulla scena non sono in grado di colmare.

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